Intervista per Matteo Editore

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INTERVISTA PER MATTEO EDITORE rivista mensile DUEMILA - edizione febbraio 2010

1) Quando ha scelto di dedicarsi all'arte?

La mia passione per il disegno e le arti figurative risale ai tempi della scuola, prosegue poi negli anni ‘70, ma è dal 1980, dopo i primi riconoscimenti del pubblico e della critica, che ho avuto la netta sensazione di potermi dedicare all’arte in maniera continuativa ed evolutiva.

 

2) Quali sono i soggetti che preferisce ritrarre nelle sue opere?

Trasporto su tela essenzialmente paesaggi reali, immaginari, rimembrati. Mi piace rappresentare montagne innevate, coste frastagliate su mari profondi, corsi d’acqua, boschi e ponti. Non mancano vedute e prospettive ardite, paesi arroccati, scorci e contrade di borghi e castelli. A volte dipingo ritratti femminili, e poi ritorno alle rocce che si gettano nel mare o a torrenti che solcano dirupi montani o alla bruma di un mattino sul lago: l’acqua è un elemento fondamentale nelle mie opere.

 

3) Che tecniche utilizza con più frequenza?

Ho iniziato con china ed acquerello, in seguito ho trovato la mia dimensione artistica nella pittura a olio, dipinti con pennelli medio piccoli sia su tela che su cartoncino telato di tutti i formati.

 

4) Possiamo definirla un artista con la passione per la politica avendo conseguito anche una laurea in Scienze Politiche?

Attualmente direi di sì. L’interesse per l’antropologia culturale e la matematica in generale mi ha portato a riscoprire ed approfondire l’arte e l’estetica, ad avere una visione del mondo della natura come dall’interno di una sezione aurea. In sintesi, come afferma Hume, la bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva.

 

5) Quali sono gli artisti e le correnti artistiche che preferisce?

E’ vero che ciascuno di noi ha radici culturali che affondano nelle generazioni precedenti, ma è con il passare degli anni che la cultura che ci circonda può diventare dominante. Nella storia dell’arte le correnti artistiche che mi hanno coinvolto in maniera più profonda abbracciano un periodo ben determinato: quello che va dal ‘700-‘800 europeo fino all’inizio del ‘900. Dal romanticismo tedesco di Friedrick, all’innovazione inglese della moderna pittura del paesaggio di Constable e Turner, dal movimento impressionista francese nato dal precursore Corot e dai maestri del calibro di Monet, Pisarro e Sisley, per citarne alcuni, tutti artisti innamorati della chiara luce mediterranea.

Altri punti di riferimento sono stati la scuola piemontese di Rivara, la scuola di Resina, fino ad arrivare alla sintesi chiaroscurale dei macchiaioli toscani, ad artisti come Banti, Signorini, Lega, Costa, Sernesi, Cabianca, De Nittis e infine Boldini, celeberrimo nei ritratti femminili, ma superbo maestro nell’interpretare la luce vibrante che sapeva infondere con la sua pennellata nei suoi vividi paesaggi. Le mie preferenze artistiche si fermano al divisionismo e il simbolismo di Pellizza da Volpedo, Previati, Morbelli e Segantini insuperabile interprete della magia e del richiamo dell’alta montagna. A questo punto vorrei citare una delle più importanti definizioni di impressionismo, descritta magistralmente dal prof. Francesco Arcangeli : “Nell’impressionismo pittorico si sposano in maniera indissolubile gli ideali più vivi dell’ 800, la libertà dei romantici e la concretezza dei naturalisti. Anziché elidersi essi si nutrono vicendevolmente, quello romantico sbrigliando gli eventuali intrichi culturali e descrittivi dell’uno, quello naturalistico frenando i possibili arbitri dell’altro. Per questa pienezza si può affermare che la cultura impressionista è un culmine, un punto di maturità in tutta l’arte dell’ 800.

6) Che ruolo ha il colore nelle sue opere?

Un ruolo centrale. In particolare prediligo accostare il blu e il bianco, e anche il giallo con il verde in tutte le gradazioni e modulazioni rese possibili dalle luci e dalle ombre. Non mancano i colori della terra. Le prime nebbie del mattino (fredde) e le lunghe ombre della sera (calde). Amo anche i contrasti, il chiaro e lo scuro, il colore acceso abbinato al colore tenue e trasparente.

 

7) Che rapporto ha con la natura?

Il rapporto oggetto-spazio occupa un posto preminente nella realtà che ci circonda, così come il soggetto si pone in maniera inequivocabile nei confronti dell’ambiente. Esiste una simbiosi tra l’uomo e la natura, e questo rapporto che cerco di esprimere nella pittura, altro non è che “un uomo sommato alla natura”, una parte integrante di un unico insieme. Come disse Maurice Denis, un quadro prima di essere un paesaggio, una donna o un episodio qualunque, è essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori riuniti in un certo ordine, poi – citando Gauguin – affermò che ogni opera d’arte è una trasposizione, è l’equivalente emozionale di una sensazione ricevuta.

 

8) Come definirebbe il suo modo di fare arte?

Riflessivo e introspettivo, basato sulla costante osservazione della natura. Parto da un’idea, da un soggetto prescelto, interpreto le sensazioni attraverso colori che trasferisco su tela in maniera tale da essere riconosciute immediatamente da chi si pone davanti a quel dipinto per la prima volta, ma da essere apprezzate anche nel tempo da chiunque osservi la tela per più volte. Un quadro può essere paragonato ad un pulsar: ogni volta rimanda lo stesso segnale “originale”. Un quadro riuscito - idea=risultato – assomiglia ad un concerto, a un’opera prima, è un insieme armonico, nulla è fuori posto, la musica è in sintonia con il nostro pensiero, arriva diretta alle nostre corde più profonde e ci emoziona, ci appassiona con l’eleganza dei movimenti, allegro con brio, andante, maestoso. Il quadro è anche un racconto scritto sulla tela e così come la calligrafia è immediatamente riconoscibile e riconducibile ad una sola persona, così un’opera d’arte, senza alcuna interpretazione o traduzione, è istantaneamente leggibile e rapportabile ad un solo e unico artista.

 

9) Che intenzioni, progetti ha per il futuro?

Uno dei miei quadri preferiti l’ho intitolato “L’eterno divenire”. Come i miei progetti per il futuro. Continuerò a ricercare luoghi e paesi conosciuti o poco noti, e con la mia inseparabile fotocamera digitale cercherò di fissare nel tempo una percezione, un momento, per trasferire poi su una tela bianca quella percezione. Da tempo penso che la luce più interessante da interpretare sulla tela è quella che si coglie alla estremità dei giorni, quella carica di promesse del mattino e quella densa di sentimenti della sera.

 

10) Come passa il suo tempo libero? Può parlarci dei suoi interessi e delle sue passioni?

Mi piace viaggiare, andare nelle città d’arte a visitare mostre e musei, ricercare borghi antichi e castelli medievali, parlare le lingue e ascoltare i dialetti, seguo con interesse anche convegni ed eventi socio-politici. Amo la musica classica, sinfonica e leggera. Il cinema d’autore, il teatro, la fotografia. Mi piace giocare a tennis. Sono appassionato del gioco mutevole degli scacchi. E infine dipingo.


11) Quali sono le mostre che ricorda più volentieri? Dove le piacerebbe esporre?

Le ultime due personali a Bologna, quella recente presso la Carisbo di Piazza Maggiore e quella presso la Galleria Il Punto di Via San Felice. Mi piacerebbe esporre dovunque c’è un interesse per l’arte e la cultura in generale.


12) Il suo lavoro la fa viaggiare molto?

Non molto, viaggio di più nel tempo libero.


Cordiali saluti.

Silvano Crespi